Lo sfincione di San Vito è una variante tipica dello sfincione palermitano, originaria del borgo marinaro di San Vito Lo Capo in Sicilia. Questa focaccia soffice e spessa è condita con ingredienti semplici e gustosi, come pomodoro, cipolle, acciughe e formaggio pecorino, spesso arricchita da pangrattato croccante. Nato come cibo povero, preparato soprattutto per le feste, lo sfincione di San Vito celebra la cucina contadina siciliana con sapori autentici e rustici. Viene cotto al forno, risultando croccante fuori e morbido dentro, perfetto per essere gustato come street food o come piatto conviviale.
Sfincione di San Vito
Un po’ di storia: Le monache non erano solo esperte dolciere: nel parlatorio dei monasteri di Palermo era possibile per pochi spiccioli acquistare un piatto di maccheroni conditi con strutto e cacio, oppure una pagnotta con olio, o una ravazzatina con ricotta e salame.Tra le tante ghiottonerie preparate nelle cucine del monastero è d’obbligo ricordare lo sfincione di San Vito, un piatto succulento e sostanzioso, che tradizionalmente veniva realizzato per la cena della notte di San Silvestro dalle monache del terz’ordine francescano del monastero di Santa Maria di tutte le Grazie (detto appunto di San Vito): un impasto soffice e spugnoso, insaporito da una salsa di pomodoro e battuto di cipolla, spolverizzato di caciocavallo grattuggiato e pangrattato, riccamente farcito al suo interno con un sugo ristretto di carne trita di maiale e salsiccia.
A volte le monache variavano la ricetta e aggiungevano al ripieno salame, o pisellini, o sfilacciature di pollo, in base a ciò che avevano a disposizione. Il nome sfinciuni deriva dal latino spongia, ossia spugna, in riferimento al morbidissimo impasto base di questa focaccia, che in origine era “in bianco”, ovvero condita solo con cipolle, formaggio e pangrattato. La salsa di pomodoro venne aggiunta alla ricetta solo nel XIX secolo, con il diffondersi dell’uso del pomodoro nella cucina siciliana. Nelle festività natalizie o in occasione di un fidanzamento il popolino a Palermo era solito preparare lo sfincione, a imitazione di quello delle suore, ma in una versione più semplice ed economica: per condire l’impasto lievitato si usavano solo acciughe, cipolla, pomodoro e pangrattato
Ingredienti
- farina 00 500 g
- farina di grano duro 500 g
- lievito 15 g
- strutto 60 g
- acqua 700 ml
- sale 20 g
- miele 10 g
- carne macinata mista 500 g
- salame piccante a dadini 100 g
- passata di pomodoro 800 ml
- concentrato di pomodoro 200 g
- tuma o primosale 230 g
- caciocavallo grattugiato
- cipolla bianca 1
- vino rosso 1\2 bicchiere
- pangrattato
- semi di finocchio
- alloro
- origano
- olio evo
- sale
- pepe
Preparazione
La prima cosa da fare per preparare lo sfincione di San Vito è l’impasto. Sciogliete il lievito in acqua insieme al miele. Unite lo strutto e le due farine. Salate e lavorate il composto, quindi lasciatelo riposare per 2 ore. Intanto preparate il condimento. Tritate finemente la cipolla e fatela soffriggere in pentola. Unite la carne tritata. Aggiustate di sale e pepe e fatela rosolare bene. Sfumate con il vino rosso. Quando la parte alcolica sarà evaporata, versate la passata e il concentrato di pomodoro. Aggiungete un po’ di acqua, lo zucchero, l’alloro, i semi di finocchio e il salame a cubetti.
Lasciate cuocere per 2 ore. Riprendete l’impasto e dividetelo in due parti. Stendetele con un mattarello. Posizionate la prima parte alla base dello stampo unto e infarinato. Versateci sopra buona parte del ragù raffreddato e la tuma. Ricoprite con l’altra metà dell’impasto. Fate attenzione a sigillare bene i lembi. Fate cuocere a 220 gradi per 20 minuti. Estraetelo e condite il restante ragù, il caciocavallo grattugiato, il pangrattato e l’origano. Completate con un giro di olio extravergine di oliva. Rimettete in forno e continuate la cottura a 220 gradi per 15 minuti. Il vostro sfincione di San Vito è pronto. Buon appetito.